blogger kokkie

mercoledì 24 giugno 2015

Lifting del seno: come prima, più su di prima

Lifting del seno: come prima, più su di prima In 10 anni, negli States gli interventi di mastopessi (lifting del seno) sono aumentati del 70%. Il dato non è completamente sovrapponibile con quello italiano, ma anche da noi l’intervento attrae sempre più. Intanto da aprile c’è Icobra: International Collaboration of Breast Registry Activities. È nato per costituire, aggiornare e condividere un database in cui ogni dispositivo verrà registrato e classificato, in modo da poter sempre risalire, a distanza di anni e migliaia di chilometri, al chi, al come e al cosa dei dispositivi impiantati. Il progetto coinvolge 13 paesi: Australia, Austria, Canada, Francia, Germania, Israele, Nuova Zelanda, Olanda, Regno Unito, Stati Uniti, Sudafrica, Svezia e Italia. Dove, già nel 2012, era stato istituito un registro delle protesi. “Che, però, non è mai stato attivato, quindi di fatto non esiste”, dice Fabrizio Malan, presidente Sicpre (Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica), l’unico ente italiano firmatario di Icobra. Ma torniamo al lifting per il seno, per il quale una nuova tecnica permette di ottenere cicatrici pressoché invisibili (anche in seni molto ‘caduti’, è questa la novità), in quanto limitate al bordo areolare, dove diventa molto difficile identificarle. Sono tanti i motivi che svuotano il seno a qualsiasi età: a vent’anni quando si dimagrisce in maniera forte per una dieta, tra i 30 e i 40 in seguito a gravidanze e allattamenti, più avanti a causa dell’invecchiamento della pelle che cede alla forza di gravità. Per risollevare i tessuti, l’unica soluzione efficace è la mastopessi. Ne parliamo con il dottor Malan. Come capire se intervenire o solo tonificare i pettorali? Si è in presenza di ptosi quando l’areola si trova nella parte bassa del seno. Più l’areola è bassa, quindi meno centimetri di tessuto si vedono tra il suo limite inferiore e il solco mammario, più la ptosi è accentuata. Il potenziamento muscolare – continua il chirurgo - non è un’alternativa alla mastopessi. La ptosi della mammella, infatti, è data dallo scivolamento verso il basso della ghiandola mammaria e del grasso che la circonda. I muscoli pettorali non sono coinvolti in questo processo. Lo scivolamento avviene per colpa della forza di gravità, che ovviamente agisce in modo proporzionale a età e peso del seno, senza risparmiare anche altri tessuti, come guance e punta del naso. Anche immaginando di potenziare notevolmente i pettorali, si otterrebbe un maggior volume nella parte alta del torace, senza tuttavia risollevare il polo inferiore, quello che conferisce al seno l’effetto cadente. Meglio una mastopessi o a una mastoplastica riduttiva? Si ricorre alla prima quando il seno è caduto o svuotato, cioè se il volume si concentra solo nella parte inferiore. Con la mastoplastica riduttiva si riducono i volumi di seni molto grandi. Cosa che non accade necessariamente con la mastopessi, perché anche seni di dimensioni contenute con gli anni tendono a cedere. La mastoplastica additiva può essere un’alternativa al lifting del seno? Di solito si tratta di due interventi abbinati. Infatti aumentare il volume può riempire il polo superiore, ma comunque non elimina l’inestetismo dato dallo scivolamento dei tessuti. L’intervento di riposizionamento viene abbinato all’inserimento di protesi per una migliore resa estetica, per evitare l’effetto – ugualmente non gradevole – di seni in posizione corretta ma tendenzialmente piatti e schiacciati. A seconda della situazione di partenza, l’approccio chirurgico può differire. E così il tracciato della cicatrice. Quali i vantaggi della peri-areolare? Cute del seno e areola hanno consistenza e colore differenti, per questo una cicatrice posizionata nell’area di confine risulta maggiormente mimetizzata. Per capire come avviene una mastopessi con tecnica peri-areolare, immaginiamo di disegnare sul seno una figura ellittica, una specie di uovo con la parte più voluminosa in basso. Prima dell’intervento, l’areola si trova nella parte bassa di questa figura, indicante i tessuti eliminati con la mastopessi. Dopo, si troverà nella parte superiore dell’ellissi iniziale. La tecnica promette cicatrici meno visibili o addirittura invisibili. Ma – avverte Malan - bisogna ricordare che la cicatrizzazione è un processo biologico che avviene su base genetica e come tale solo in parte è condizionabile da fattori esterni. I tessuti del seno riaccostati al perimetro dell’areola possono creare piccole pieghe: rischio che un bravo chirurgo può minimizzare, utilizzando particolari fili di sutura e suturando su diversi piani. Ci sono accortezze per prevenire problemi di cicatrizzazione? È importante che il chirurgo suturi in modo che la ferita non ‘tiri’, ovvero che non ci sia tensione tra i lembi. Il paziente, invece, deve utilizzare appositi cerotti, che contrastano la formazione di cicatrici ipertrofiche (sporgenti e vistose), nonché massaggiare la parte, per rendere morbidi ed elastici i tessuti che si stanno formando. Si riduce così la possibilità che la cicatrice risulti dolente (che fa sempre male) o dolorabile (che a volte fa male). Dopo un lifting al seno si può allattare? In alcuni casi no, in relazione all’entità della ptosi e quindi all’intervento. La mastopessi danneggia una parte dei dotti galattofori, i piccoli canali che con un tracciato a raggiera convogliano il latte verso il capezzolo. A seconda delle tecniche, l’allattamento può essere più o meno compromesso. Quella peri-areolare, quando viene rimossa solo la parte cutanea, permette di salvaguardare l’integrità della maggior parte della ghiandola. Qual è la durata del risultato e cosa lo può compromettere? L’intervento è definitivo, tuttavia anche seni reduci da mastopessi sono soggetti alla forza di gravità e alle trasformazioni biologiche legate all’invecchiamento dei tessuti. L’esito dipende da vari fattori, volume del seno, presenza o meno di protesi, qualità della pelle. E può essere inficiato da una cute molto fragile (raramente), gravidanze, aumento o forte diminuzione di peso, che potrebbe far cedere di nuovo i tessuti. La perdita di sensibilità nei capezzoli è reversibile? È una delle complicanze. In alcuni casi è temporanea, in altri definitiva, a causa della resezione delle terminazioni nervose presenti. Ovviamente un bravo chirurgo metterà in atto tutte le cautele per minimizzare il rischio. In generale, si ha il quadro della situazione definitiva dopo 6 mesi.